Con grande emozione e gioia condivido questo scritto di d. Amedeo Cristino missionario a Cotiakou. Non aggiungo commenti a queste parole che fanno tanto riflettere…
Istantanea n° 1. L’istantanea è di tre giorni fa. È sera. La pioggia cade inesorabile, impietosa su un gruppo di una decina di donne bagnate fino alle ossa. Povere stelle cercano con i loro pagne di proteggere il fuoco sotto i pentoloni che covano al loro interno la bevanda tradizionale: il ciukutu. A vederle battere i denti tra volate di fumo e spruzzi di pioggia diventa chiaro che i poveri le feste le strappano alla vita coi denti, le conquistano a colpi di ostinata voglia di vivere. Già, i poveri le loro feste devono sudarsele per questo le consumano fino all’ultimo boccone, fino all’ultima goccia di ciukutu: bevono come se non ci fosse un domani e danzano fino a cadere stremati per gridare con tutto il loro corpo la loro protesta di vita e perché il dolore dei muscoli gli ricordi domani che sono riusciti a rubare alla vita ancora un giorno in cui tutti erano re e regine e i loro figli, vestiti con gli abiti belli, tutti principi e principesse. Le feste dei poveri qui non durano mai un giorno soltanto. Sono un lungo giorno che dura tre giorni perché c’è la festa ma c’è anche la promessa di festa nei tre giorni che occorrono per prepararla. Festa è nello scoppiettio del fuoco sotto le pentole, nei canti delle donne che portano la tanta acqua necessaria alla cucina. Sono festa le loro confidenze intorno al fuoco la sera, anche se sono stanche perché è bello ritrovarsi lontano dai maschi e raccontarsi. È festa il profumo che si leva dalle pentole e che attraversa il villaggio portato dal vento facendo impazzire i cani. C’è festa al fiumiciattolo che le piogge hanno creato perché è lì che i giovani si ritrovano per lavare il vestito bello da indossare il 15 agosto.
Istantanea n° 2. La chiesa con tutte le porte spalancate, gremita come non mai con panche fuori per accogliere i tanti arrivati da Dotokou, Kayarika, Kourikadorì, Yangou, Yantassou, Parabou, Tora, Nowerere, Bounta, Koronkore. Tutte le comunità si sono tassate per la festa: 5.000 franchi, 5 polli, qualche Igname e il miglio germinato per fare la birra locale. A Cotiakou i giovani hanno versato ognuno 500 franchi, le donne 1.500 franchi, mentre gli uomini 2.000 a testa. Il gruzzolo ricavato ha permesso l’acquisto di 4 maiali, di 100 kg di riso con i condimenti, di un po’ di pesce e del formaggio peul destinati a chi non mangia la carne. Dovremmo chiedere a Roberto Giacobbo di indagare su questa capacità paranormale che i poveri hanno di far bastare sempre il cibo anche quando la gente presente alla festa è almeno il doppio di quella che ti aspettavi. Ce n’è sempre per tutti, anche per lo straniero di passaggio, per il camionista con il mezzo in panne davanti alla nostra chiesa, per i due gendarmi che in fondo alla strada controllano il traffico. Mentre le feste dei vip si fanno vanto di essere very esclusive, a quelle dei poveri sono ammessi tutti, senza biglietto d’invito, senza parola d’ordine. Qui oggi hanno mangiato dallo stesso piatto il presidente della CENA, terza carica dello stato, il fabbro di Parabou e un anziano con un sorriso bellissimo di Nowerere. I poveri sono all inclusive.
Istantanea n° 3. La lunga fila gioiosa di gente che si avvicina all’altare per ricevere un pezzettino di Igname bollito, il primo dopo tanto ma tanto tempo. Erano proprio numerosi, una marea di bambini a cui brillavano gli occhi quando ricevevano la loro misera porzione. La corale continuava a cantare e la gente continuava ad avanzare verso l’altare. Pensavo: “Non può essere sufficiente per tutta questa gente”. Ad un certo punto, mi sono accorto che tanti non avevano consumato subito il loro frammento di Igname e, quando è stato chiaro che non bastava per tutti, hanno cominciato a dividere il loro igname con quelli che ancora non si erano messi in fila per riceverlo. Alla fine grazie a questa con-divisione, l’igname nella bacinella si è moltiplicato ed è bastato fino ad avanzare. Le feste dei poveri sono piene di miracoli.
Istantanea n° 4. Solange che piange, mentre ballando porta il regalo di saluto a don Francis che parte per andare a servire le comunità di Kouarfa. Mi ha commosso questo suo avanzare danzando e piangendo, piangendo e cantando. Quando ho chiesto a Thérèse, la madre di Solange, come possono abitare insieme la danza e il pianto mi ha detto “Se dovessimo riservare la danza solo alla gioia allora danzeremmo veramente poco nella vita …”
d. Amedeo Cristino