Nuova lettera di Mauro da Cotiakou
Nuova lettera di Mauro da Cotiakou

Nuova lettera di Mauro da Cotiakou

DSC_5287Care amiche e cari amici,
stavolta ho perso il conto ma ho deciso di non contare.
Mi riferisco a quando ho scritto l’ultima volta. Quanto tempo è passato? Forse un mese, forse più o forse meno. Mi sarebbe facile scoprirlo andando a verificare la posta inviata. Ma ho deciso di non farlo. Ho mandato le altre email a scadenze più o meno costanti e la mia intenzione era buona: tenere i contatti con i miei amici in maniera sistematica evitando il rischio di lasciar passare troppo tempo. Ma di quante cose invece non ho scritto perché non era ancora giunto il giorno? E quante cose mi sono perso in vita mia perché facevo i conti? Oggi mi dico che non sempre si può fare i conti. La carità non può fare i conti; l’amicizia non può fare i conti; l’amore non può fare i conti.
Oggi vi scrivo perché ne ho voglia. Perché è un buon momento per me e spero lo sia anche per voi.
Leggo che in Italia il freddo non ha ancora mollato la presa e che Capracotta ha battuto il record mondiale di neve caduta nelle 24 ore. Ho intuito con preoccupazione una riforma del mondo del lavoro e di una revisione della Costituzione. Qui in Benin invece, come da programma, fa caldo, caldo fortunatamente secco ma che affatica. Dal punto di vista politico, in teoria si dovrebbe votare per le comunali ovvero sindaci, capi di circoscrizione e capi villaggio, poi le politiche e nel 2016 per le presidenziali ma tutto è incerto. I mandati locali sono in effetti già scaduti nel 2014 ed ancora non abbiamo una data certa per il prossimo scrutinio elettorale mentre il presidente della Repubblica ancora non si è tolto dalla testa di modificare la Costituzione per poter rinnovare per la terza volta il suo mandato. La cosa è un triste ritornello in molti Paesi africani ma spero che la rivolta in Burkina Faso abbia segnato un punto di non ritorno su questo aspetto delle giovani democrazie africane.
Giovani come lo è la loro popolazione. E quanto questo sia vero lo si nota davvero nei grandi avvenimenti. Il mese scorso, c’è stato il pellegrinaggio diocesano dei bambini a Natitingou. La parrocchia Notre Dame de l’Assomption di Cotiakou, cioè noi, ha partecipato con 45 bambini e bambine che si sono mescolati con forse altri mille e più provenienti da tutta la diocesi. Il numero può non impressionare ma dobbiamo considerare che i villaggi non sono a maggioranza cattolica, che si pagava un’iscrizione alla quale si aggiungeva il costo del trasporto per distanze anche considerevoli, sapendo che la diocesi di Natitingou è grande forse come la provincia di Foggia. E subito dopo Pasqua si terrà il pellegrinaggio diocesano dei giovani. Ed anche lì saranno numeri. Speriamo di avere una buona partecipazione dei nostri ragazzi; si tratta di momenti importanti di fede e, per molti, di una della delle poche occasioni per uscire dal villaggio dando un respiro più ampio al proprio essere cristiano quando a volte in famiglia si è soli da questo punto di vista.
Nella vita di tutti i giorni, il clima da campagna elettorale, come ben sperimentiamo anche dalle nostre parti, ha avuto un effetto positivo. Si sono avviati i lavori per portare l’acqua a Cotiakou. Il progetto consiste in un acquedotto che va da un villaggio a 13 km, Tora, fino a Cotiakou, dove in questi giorni sono state costruite delle fontane. Ad ogni fontana sarà poi assegnato un esattore. Ho gridato al miracolo quando ho saputo dei lavori. Peccato che però si sia perso tanto tempo e tanta vita per attendere che il politico di turno si svegliasse dal proprio torpore inter-mandato. Adesso però cominciano i problemi locali: la gente di Tora rifiuta di dare la propria acqua a Cotiakou. Il loro fétiche – spirito – sembra essere contrario. E parliamo di un villaggio tangamba, ovvero della stessa etnia della gente di Cotiakou. Quanto male può fare la religione quando è asservita ad altri interessi, chiaramente politico-economici. Comunque ho buone speranze che la cosa si risolverà in fretta. La parte complicata era piazzare i tubi e per la più gran parte l’opera è terminata. Preghiamo che il Signore tocchi i cuori di chi gioca con la sofferenza altrui.
Intanto sto provando a mettere in piedi una squadra di calcio parrocchiale. I palloni e le uniformi ci sono stati generosamente donati dall’Italia ed i giocatori sicuramente non mancano ma ironia della sorte proprio non riusciamo a partire. Il problema è capirci, soprattutto sul significato di “allenamento”, che tutti traducono con “partita di calcio” e su “appuntamento il sabato pomeriggio” che si traduce con “quando ci ritroviamo casualmente al campetto tu vieni a giocare con noi”. Che insomma alla fine è sempre un modo sano per stare insieme ma è lontano dal mio concetto di “squadra parrocchiale”. Vedremo se avrò la testa più dura di loro… o se forse hanno ragione i ragazzi.
Il programma di microcredito con le donne della parrocchia è cominciato e posso dire che tutte le rate sono state pagate! Confesso che all’inizio avevo non poca paura ma, grazie a Dio, tutto funziona bene. Speriamo continui così e soprattutto spero che questa cassa aiuti veramente le “mie” donne a migliorare la gestione del focolare domestico. Intanto grazie a chi ha sostenuto quest’idea.
Sul fronte biblioteca, dopo l’entusiasmo iniziale, devo purtroppo registrare un calo delle affluenze, dovuto sicuramente al fatto positivo che anche la scuola ha fornito alcuni libri agli studenti perché lavorino in gruppo – miracolo – ma anche al fatto che, vista la scarsità d’acqua, dopo la scuola tutti devono sbrigarsela per andare a trovare di che bere e lavarsi. Insomma non è facile ma credo nell’idea ed anche il direttore del collegio mi appoggia in questo.
Durante il mio mese italiano, ho parlato anche di Grégoire, il ragazzo a cui è stato amputato un braccio qualche anno fa’ a causa di un incidente e per il quale chiedevo sostegno al fine di pagare una protesi. Due settimane fa, con il medico belga che viene in missione a Tanguiéta, Grégoire ha fatto le prove con un prototipo e l’esito è stato positivo. Nel suo pezzo di braccio ci sono ancora i presupposti per l’installazione di una protesi con una mano che si apra e si chiuda secondo la volontà del ragazzo. La fabbricazione avverrà in Belgio e l’installazione probabilmente nel novembre prossimo all’ospedale Saint Jean de Dieu di Tanguiéta. Piccolo miracolo della generosità di cui vi ringrazio a titolo personale ed a nome di Grégoire.
Questo è un po’ il mio vissuto a Cotiakou dopo un anno e quasi mezzo di missione. Avrei un’altra storia da raccontare ma ho già scritto tanto, troppo e poi ve ne parlerò quando avrò anche il finale, sperando che sia un lieto fine.
Adesso vi mando un abbraccio circolare e vi saluto. Voi salutatemi la gente di laggiù.
Vostro,
Mauro da Cotiakou.