In questi due giorni abbiamo dato inizio a due nuove attività formative: la prima, partita ieri, l’abbiamo chiamata “No smartphone hour”. Per un’ora vengono messi da parte tutti gli smartphone e, divisi in gruppi, i ragazzi parlano tra loro di se stessi, della loro vita, i loro sogni. Un modo per conoscersi meglio e dare spazio alla comunicazione interpersonale sempre più rarefatta a vantaggio di quella virtuale. I ragazzi hanno apprezzato dimostrando la volontà di dare seguito a questa iniziativa.
L’altra attività ha radici in altri momenti importanti che diversi ragazzi hanno avuto la possibilità di vivere. Mi riferisco ai ritiri spirituali, ai vari incontri con persone di grande spiritualità, alle attività proposte da Missio Giovani come i vari meeting e il COMIGI e, ovviamente, alle esperienze vissute nella missione di Cotiakou in Benin. Proprio dopo questa ultima esperienza è emerso in alcuni ragazzi il desiderio di intraprendere un percorso sistematico per approfondire i contenuti della fede. Un desiderio che si è trasformato in una proposta rivolta anche ad altri che, accogliendola, hanno dato vita ad un gruppo che abbiamo chiamato “Sulla tua Parola”. Ci faremo guidare in questo cammino dall’Evangelista Marco leggendo in modo continuo il suo Vangelo che sarà la base da cui partire per approfondire la conoscenza di Gesù, del suo messaggio e della vita cristiana che ne consegue.
Trovo importante sottolineare il fatto che questa ultima iniziativa sia nata da un’esigenza dei ragazzi stessi che, dopo aver vissuto determinate esperienze, hanno sentito la necessità di riflettere, di comprendere meglio. All’Epicentro abbiamo sempre cercato di fare così: prima la vita, le esperienze, le relazioni e poi le riflessioni e gli approfondimenti perché credo sia controproducente “calare le cose dall’alto”.
“Per quanto riguarda la crescita, vorrei dare un avvertimento importante. In alcuni luoghi accade che, dopo aver provocato nei giovani un’intensa esperienza di Dio, un incontro con Gesù che ha toccato il loro cuore, vengono loro proposti incontri di “formazione” nei quali si affrontano solo questioni dottrinali e morali: sui mali del mondo di oggi, sulla Chiesa, sulla dottrina sociale, sulla castità, sul matrimonio, sul controllo delle nascite e su altri temi. Il risultato è che molti giovani si annoiano, perdono il fuoco dell’incontro con Cristo e la gioia di seguirlo, molti abbandonano il cammino e altri diventano tristi e negativi. Plachiamo l’ansia di trasmettere una gran quantità di contenuti dottrinali e, soprattutto, cerchiamo di suscitare e radicare le grandi esperienze che sostengono la vita cristiana. Come diceva Romano Guardini: «Nell’esperienza di un grande amore […] tutto ciò che accade diventa un avvenimento nel suo ambito»”. (Christus vivit, 212)