Mi sembra di vivere su un piano inclinato: mentre si scende la velocità della discesa aumenta sempre di più. Gli anni passano sempre più velocemente, sempre più brevi… 28 anni in un anno così strano e particolare come questo! Tentare di dire qualcosa su questi 28 anni di Epicentro inevitabilmente vuol dire parlare anche della mia vita inscindibilmente legata a questa realtà, legata a voi che SIETE questa realtà perché senza voi semplicemente non esisterebbe. Dire qualcosa significa pensare a ciascuno di voi, ad ogni singola persona che con la sua presenza, non importa quanto lunga e significativa, ha dato comunque un contributo alla vita del centro. Da un po’ di anni raccolgo le testimonianze di ragazze e ragazzi che sono passati dal centro che esprimono la loro gratitudine per quanto hanno ricevuto, per il percorso che hanno fatto. Qualcuno recentemente ha espresso il desiderio di una rimpatriata, di incontrarsi di nuovo, segno di una traccia profonda che l’esperienza vissuta al centro ha lasciato nella propria vita. Eppure in occasioni come questa dell’anniversario, complice la mia innata tendenza alla malinconia, non riesco a fare a meno di pensare a chi è rimasto indietro, a chi non sono riuscito a coinvolgere, a chi si è perso per strada… Sì, in queste occasioni un velo di malinconia e di rimpianto si stende sul mio cuore perché avrei voluto e sicuramente avrei potuto fare di più. Non ce l’ho fatta, non ho voluto farcela, mi sono arreso… In occasioni come questa più che cedere al trionfalismo per i risultati che pure ci sono stati preferisco pensare ai fallimenti, all’esperienza del limite. Capitemi bene: non lo faccio per deprimermi o deprimervi. Esattamente il contrario: lo faccio per guardare avanti! Lo faccio perché davanti a me, davanti a voi, davanti a noi ci sono nuove sfide, nuove strade, nuovi percorsi. L’esperienza del limite deve spingerci a migliorare, a un maggiore impegno che ci faccia vincere l’apatia e la tentazione del sedersi, dell’accomodarsi, del “tirare a campare”. Occasioni come queste mi fanno pensare che non siete solo voi ad avere bisogno del centro e della mia presenza ma anch’io ho bisogno di voi per crescere e diventare migliore ed anche il centro ha bisogno di voi per essere sempre più un luogo dove la vita fiorisce, dove si può rinascere, dove si può intravedere un percorso che dia senso alla vita. Chiudo questa mia riflessione con un pensiero di d. Tonino Bello che con le sue parole sapeva comunicare in modo splendido ciò che aveva nel cuore. Sono parole che io non avrei mai saputo dire: le faccio mie e le dono a voi.
“Ragazzi, vi faccio anch’io tanti auguri. Tanti auguri di speranza, tanti auguri di gioia, tanti auguri di buona salute, tanti auguri perché a voi ragazzi e ragazze fioriscano tutti i sogni.
Tanti auguri perché nei vostri occhi ci sia sempre la trasparenza dei laghi e non si offuschino mai per le tristezze della vita che sempre ci sommergono. Vedrete come fra poco la fioritura della primavera spirituale inonderà il mondo, perché andiamo verso momenti splendidi della storia. Non andiamo verso la catastrofe, ricordatevelo.
Quindi gioite! Il Signore vi renda felici nel cuore, le vostre amicizie siano sincere. Non barattate mai l’onestà con un pugno di lenticchie. Vorrei dirvi tante cose, soprattutto vorrei augurarvi la pace della sera, quella che possiamo sentire anche adesso, se noi recidessimo un po’ dei nostri impegni così vorticosi, delle nostre corse affannate.
Coraggio! Vogliate bene a Gesù Cristo, amate con tutto il cuore, prendete il Vangelo tra le mani, cercate di tradurre in pratica quello che Gesù vi dice con semplicità di spirito.
Poi amate i poveri. Amate i poveri perché è da loro che viene la salvezza. Non arricchitevi, è sempre perdente colui che vince al gioco della borsa.
Vi abbraccio, tutti, uno ad uno, e, vi vorrei dire, guardandovi negli occhi: “TI VOGLIO BENE!””.
Buon anniversario a tutti noi, miei cari ragazzi!